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sabato 14 maggio 2016

Napoli Frosinone. L'epilogo

Napoli Frosinone dunque sarà l’epilogo del campionato, iniziato male con subito molti nostalgici di Benitez, giocato poi alla grande, rinverdendo i fasti del Napoli di Vinicio, con qualche rimpianto nelle partite cruciali della stagione e che terminerà, ce l’ auguriamo tutti, con la standing ovation a Higuaìn che entrerà nella storia e l’apoteosi finale, come se si vincesse lo scudetto, con il pubblico a intonare un “giorno all’improvviso”.
Del resto i tifosi napoletani in questo non hanno mezze misure. 
Qualche riflessione tuttavia andrebbe fatta. Si è persa quest’anno una grande occasione o la Juventus  era comunque la squadra più forte e alla fine in ogni caso avrebbe vinto lo scudetto ?
Domande legittime sia negli ambienti più popolari che nei salotti buoni, ma che non trovano risposte univoche. Probabilmente la verità come sempre è a metà del guado.
In un campionato paragonabile più ad una corsa a tappe che ad una classica, La Juve ha fatto come si suole dire il suo, avendo la rosa più completa e ben assortita rispetto a tutte le altre contendenti e ciò nonostante, evidentemente, delle cessioni eccellenti,  che sono state però adeguatamente compensate dai nuovi acquisti.  Di straordinario c’è stato solo la modalità con la quale ha vinto l’ennesimo tricolore, ossia una striscia di vittorie consecutive senza eguali. In altri termini non era tanto in discussione il “se” la Juve avesse vinto o meno il Campionato, quanto piuttosto il “come” lo avrebbe vinto.
E veniamo al Napoli, che ha recitato più di altre comparsate un ruolo da protagonista.  La squadra di Sarri, a detta di tutti, è stata quella che ha espresso il gioco migliore, ma qualcosa, a parte la panchina corta, in alcune partite non ha funzionato. 
Ritornare con la mente a Torino, non al Comunale della scorsa settimana, ma allo Juventus Stadium nel mese di febbraio, fa decisamente male, eppure è proprio da lì che occorre partire per capire “come” e “se” il Napoli avesse potuto riscrive la sua storia.  A volte è proprio dagli errori passati che occorre trarre l’insegnamento per migliorare il futuro.
La classifica continuava a sorridere agli azzurri  prima dello scontro diretto della 25^ giornata. Due punti di vantaggio sui bianconeri era un margine sì risicato, ma che la squadra di Sarri era riuscita a mantenere intatto nelle otto giornate precedenti, non poche. Di queste, le ultime sei trascorse in testa alla classifica.
C’era la possibilità di portarsi a + 5 (virtualmente + 6 per il vantaggio negli scontri diretti), ma il Napoli sembrò accontentarsi, quando invece bisognava avere più coraggio. Beffardo destino attende chi non riesce ad assestare il colpo decisivo. La  zebra trovò la zampata finale che stese il ciuccio e con esso forse le speranze di un’intera città.
Non abbiamo la sfera di cristallo. Non sappiamo cosa sarebbe  successo se il Napoli, sbarazzino e fin troppo incosciente fino ad allora, non avesse proprio a Torino preso fin troppa coscienza di sé, al punto da  speculare sul pareggio. Una cosa  però è certa. Nella vita come nello sport, le motivazioni  rivestono sovente una importanza fondamentale.  Il Napoli forse, non avrebbe fatto i punti della Juve, ma probabilmente anche i bianconeri,  avvezzi sì a vincere ma pur sempre umani, interrotta la striscia di vittorie consecutive  proprio contro i partenopei,  avrebbero mollato un po’ mentalmente  e chissà poi come sarebbe andata a finire con Higuaìn, che forse non avrebbe avuto motivo di uscire di senno con Irrati a Udine e Rizzoli, che forse avrebbe  nel derby della mole applicato il regolamento. 
Forse, chissà !



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